Nata per cantare

 













In Cina viene tramandata oralmente una fiaba, che racconta di un salice e una bimba, e del potere del Canto.
Ve la riporto qui, perchè la ritengo preziosa per l’Essenza del Potere del Canto che voglio farvi conoscere.
Eccola.


“Kumiko è l’ultima di cinque sorelle di una famiglia contadina.

In casa, ma anche nel villaggio, Kumiko è considerata un enigma. All’apparenza dimostra sei anni, ma nessuno l’ha mai sentita pronunciare una parola. Da quando, precocissima, è stata in grado di reggersi sulle gambe, usa soltanto il corpo per esprimersi. Danza dall’alba alla notte. È l’unico modo che ha per comunicare agli altri i suoi pensieri e anche le sue rabbie, quando ha la sensazione di non essere ascoltata e capita.

Una creatura in perenne movimento, ora con volteggi vertiginosi, ora con ritmi rallentati, sempre con gestualità flessuose, eleganti, a volte sincopate, a seconda dei pensieri che cerca di esprimere.

Per questo suo modo originale di esprimersi, le relazioni in casa e nel villaggio sono difficili e Kumiko conosce la solitudine. La danza è l’unica forma di vivere che non la fa sentire sola.

Danza quando accompagna nei campi le sorelle, a cui è affidato il lavoro di piantagione e di raccolta del riso, danza nell’aia al tramonto tra le poche galline, qualche anatra e i porcelli, danza sul prato dietro casa, la sera, quando tutti aspettano il sorgere della luna, che da millenni i contadini considerano la protettrice del sonno e delle risaie.

È il momento in cui le ballate di Kumiko si trasformano e assumono la lievità di chi ha quasi sublimato il corpo, come accade quando il movimento danzante, libero da ogni vincolo, è senza scopo e senza fini. Secondo la leggenda, era la presenza di questo tipo di libertà che animava le danzatrici della Madre dell’Ovest, la deità immortale Xi-Wang-Mu.

In un giorno della luna di maggio, Kumiko si allontana da casa e volteggiando (non sentiva mai la stanchezza) finisce per trovarsi sulle rive dello stagno, non lontano dal villaggio dove, raccontavano le sorelle, la luna si ferma a specchiarsi.

È stata attratta da un suono mai udito prima. Si guarda intorno e non vede nessuno, ma si accorge che poco distante da lei sulla riva, un salice piangente, con i lunghi rami flessuosi, accarezza l’aria, creando una specie di nenia appena udibile, carezzevole e rasserenante. Come un sussurro a forma di canto, con una melodia cullante, senza parole.

Per la prima volta nella sua vita Kumiko, affascinata, d’improvviso smette di danzare, immobilizza il corpo e si siede per ascoltare.

Si accorge che qualcosa sta vibrando in lei e le sue labbra si stanno muovendo. Con mormorio indefinibile incominciano a emettere dei suoni simili al canto del salice. Mentre dalla bocca le esce un respiro cantato, prima trattenuto e sommesso poi sempre più aperto, ha la rivelazione della sua voce. Sta vivendo un’emozione profonda mentre scopre la facilità con cui si può modularla, trasformarla, variando la tonalità, le altezze l’intensità del suono. È un senso di liberazione e di gioia che Kunmiko non conosceva. Dalla bocca non escono parole, ma la musicalità della voce la fa innamorare di quella nuova straordinaria parte di sé. Ora il salice è in ascolto della voce della bimba che, sfiorando i rami penduli, lo sta accarezzando e poi lo abbraccia. 

Kumiko, presa dalla voglia di raccontare questa sua nuova scoperta di sé, si avvia cantando verso il villaggio. È felice e i piedi sfiorano appena il terreno al ritmo della sua voce.
Attraversando i campi non si accorge che i contadini hanno fermato il lavoro e la guardano con la bocca spalancata per lo stupore. Kumiko non danza più, ma canta e la sua voce arriva al cuore di tutti.

Da allora ogni mattina, ripetendo il canto del salice, ma con nuove variazioni e ritmicità, Kumiko accompagna le sorelle alle risaie. Dietro di loro i bambini del villaggio  la seguono attratti da quella novità che fa risuonare il corpo e procura uno stato di euforia, ma anche una sensazione naturale di forza. Quando Kumiko torna al salice e canta, i bambini la seguono e incominciano a imitarla.
A loro volta i contadini cercano di imitare i bambini. Sperimentano la sensazione nuova che anche dalle loro bocche può uscire un canto senza parole che riaccende il dimenticato senso della meraviglia e che rende meno stancante il lavoro dei campi.

Nel breve spazio di tempo di un ciclo di luna, le eco del canto viaggiando nell’aria da casa a casa, da villaggio a villaggio, avvolgono tutti i villaggi della regione.

Fu in una notte in cui comparve la prima falce della luna nuova a forma di culla che Kumiko, guardandola, pronuncia  nel suo canto la parola “culla”. La collegava alla memoria del suono della prima parola della voce materna che aveva lasciato un’impronta invisibile sul suo corpo. L’orma sonora materna segnava il suo destino di “anima nata per cantare”.

Da allora, la tradizione dice che nei villaggi dove si canta è cambiato il modo di guardare al futuro da parte degli uomini e delle donne che lavorano i campi, perché il riso è più abbondante, la malinconia è scomparsa e si è aperta la fessura che apre la via per diventare immortali.”

Tratto dal libro "LA MADRE RIVELATA" di Francesca Romano

Ogni fiaba custodisce un segreto, che può essere svelato all’apertura del Cuore.
Se avete letto con il Cuore aperto, sicuramente avrete potuto accogliere questo segreto, e farlo vostro.


Con Amore

Elion Elena 🪷

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